"COME SPIEGARE AI BAMBINI COSA E' SUCCESSO A BRUXELLES
Davanti a episodi violenti come gli attentati a Bruxelles si può
provare l’istinto di proteggere i bambini dalle notizie che potrebbero
turbarli, ma secondo gli esperti può essere un errore ritardare il
momento in cui scoprono che è successo qualcosa di terribile.
L’approccio da seguire, per genitori e insegnanti, dipende dall’età dei
bambini.
La prima regola, valida in ogni caso, è trovare il tempo
per rispondere alle domande con calma e chiarezza: spesso succede che
vengano a sapere cosa è successo da qualcuno fuori dell’ambiente
familiare e i genitori devono riuscire a chiarire i dubbi e ad
allontanare ansie e paure.
Ecco alcuni consigli, pubblicati da Time a novembre, per affrontare il discorso con bambini di diverse età.
1. Bambini in età prescolare. Prima dei sei anni si può evitare di
esporre i bambini a queste notizie. I bambini che hanno meno di cinque
anni possono confondere i fatti con le paure e per questo è meglio
aggiungere dettagli solo per rispondere a domande dirette.
2.
Bambini tra i sei e i dieci anni. Secondo Harold Koplewicz, presidente
del Child mind institute, “a questa età conoscere i fatti può aiutare ad
alleviare l’ansia”. Ma è meglio evitare l’eccesso di dettagli, come il
numero dei morti, e l’uso di parole che possono spaventare. Secondo la
psicoanalista francese Claude Halmos è inutile parlare del gruppo Stato
islamico, della religione e delle operazioni militari in Siria. I
bambini devono essere rassicurati: se gli adulti sembrano tristi non è
perché c’è una minaccia diretta alla famiglia, ma solo per le vittime. È
importante far capire ai bambini che sono al sicuro: questi attacchi
sono molto rari, “i cattivi” sono stati catturati e i feriti guariranno.
3. Bambini tra i dieci e i quattordici anni. I bambini più grandi
potrebbero voler conoscere maggiori dettagli, ma gli esperti consigliano
di non dargliene troppi. A questa età è importante chiedergli cosa
hanno saputo e come si sentono, devono sapere che si può essere tristi
anche se non si sente il bisogno di piangere. I bambini potrebbero
mostrarsi indifferenti o voler passare del tempo da soli, ma può essere
utile incoraggiarli a esprimere le loro paure ed eventualmente parlare
di come comportarsi in caso di emergenza.
4. Adolescenti, tra
i 14 e i 18 anni. I ragazzi che frequentano le scuole superiori
probabilmente ricevono informazioni sui più importanti eventi di
attualità attraverso i social network e per questo è molto importante
aiutarli a distinguere i fatti dalle notizie false e dalle congetture.
Gli adolescenti potrebbero rifiutare questo tipo di conversazione: per
questo è consigliabile affrontare l’argomento mentre si fa qualcos’altro
insieme a loro, secondo Koplewicz. Non crederanno di essere al sicuro
dagli attacchi terroristici con una semplice rassicurazione, bisogna
invitarli a considerare le probabilità e decidere insieme cosa fare in
caso di emergenza, cosa dovrebbero fare nel caso in cui non fossero in
grado di tornare a casa o contattare i genitori. Infine, è importante
parlare con gli adolescenti dell’uso della violenza, dei suoi effetti e
delle alternative.
http://www.internazionale.it/…/23/bambini-bruxelles-attacchi